« La prima regola degli antibiotici è cercare di non usarli, la seconda è cercare di non usarne troppi. »
(Paul L. Marino, The ICU Book)
Gli antibiotici, come sappiamo, sono sostanze utilizzate per uccidere i microrganismi o per inibirne la proliferazione. Come gli esseri umani, anche gli animali tendono ad ammalarsi e per questo gli antimicrobici vengono usati, oltre che in medicina, anche in veterinaria per il trattamento di una grossa gamma di malattie infettive.
Le responsabili del cagionevole stato di salute degli animali sono, nella maggior parte dei casi, le condizioni di vita negli allevamenti intensivi. Risulta chiaro che senza cure e quindi senza farmaci, non sarebbe possibile portare avanti, a lungo, alcun tipo di allevamento intensivo. Dopo le dovute terapie, i farmaci rimangono nei tessuti degli animali per un tempo che varia a seconda del medicinale utilizzato e capita, purtroppo, che spesso arrivino nel piatto dei consumatori. Di questo è complice anche la fretta degli allevatori, che in molti casi non rispettano i dovuti tempi di decadimento del farmaco, ovvero il tempo che l’animale impiega a metabolizzarlo e a smaltirlo.
Negli ultimi anni si è sentito sempre più parlare della cosiddetta “resistenza agli antibiotici”.
Essa è la capacità dei microrganismi stessi di resistere e di proliferare nonostante la presenza di sostanze antimicrobiche, utilizzate per la loro eliminazione. Una delle cause principali è l’eccessivo utilizzo di antibiotici, con conseguenti danni per la salute pubblica: tra tutti, la perdita di efficacia di alcune importanti terapie.
La questione si è ulteriormente aggravata sia a causa del non completamento delle cure antibiotiche assegnate, che del numero sempre più elevato di casi di auto-prescrizione di antibiotici da parte di individui che ne assumono senza un preventivo consulto medico e.
Un altro comune esempio di errore, questa volta da parte di alcuni medici, è la prescrizione di antibiotici per trattare le infezioni virali come il raffreddore comune, su cui è risaputo non non abbiano alcun effetto.
Secondo un recente report dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, l’EFSA, la resistenza ai chinoloni (antibiotici di vitale importanza per l’uomo poiché interrompono la replicazione batterica), utilizzati per curare la salmonellosi e la campilobatteriosi nell’uomo, è proprio connessa all’avvenuto uso di antibiotici negli animali.
In molti casi, i cibi di origine animale trasmettono all’uomo non solo un quantitativo eccessivo di antimicrobici, ma anche gli stessi batteri resistenti. L’ingestione continuata, tramite la carne, di queste componenti può provocare nel tempo, come già accennato, l’inefficacia degli antibiotici, qualora ne sorga la necessità: guarire dalle patologie trasmesse da questi batteri, dalle più banali a quelle che potrebbero rivelarsi mortali.
A questo punto del discorso la domanda sorge spontanea:
Che cosa si intende, più specificatamente, per “resistenza agli antibiotici”? E qual è il meccanismo che guida questo processo?
Innanzitutto partiamo col dire che la resistenza può essere o naturale o acquisita:
- Naturale: resistenza simile a quella dei micoplasmi, microrganismi che, non avendo parete cellulare, hanno una resistenza verso gli antibiotici che hanno come bersaglio specifico la parete cellulare (ex. penicilline, cefalosporine ecc.), ovvero l’antibiotico è inutile se il patogeno non ha il sito d’attacco corrispondente;
- Acquisita: si tratta di una resistenza provocata da una precedente esposizione del patogeno all’antibiotico, e si attua secondo diversi meccanismi tra cui i principali sono schematizzati nella seguente tabella esplicativa:
Farmaco-Resistenza |
Meccanismo di azione |
Cromosomica (endogena) Caso raro Dovuta a mutazioni spontanee, prodotte da meccanismi |
→ Ridotta affinità per il bersaglio: il gene che produce il target dell’antibiotico subisce una piccola mutazione, tale per cui il bersaglio continua a funzionare, anche se con una funzionalità drasticamente ridotta, ma non interagisce più con l’antibiotico che non lo riconosce più; → Iperproduzione del target: il gene che produce il target dell’antibiotico subisce una mutazione tale per cui viene sovraespresso;
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Extracromosomica (esogena) Caso più frequente.
Questa farmaco-resistenza è controllata da particolari frammenti di DNA che passano da un cromosoma all’altro (N.B. questi frammenti di DNA sono trasmissibili da un microrganismo ad un altro) |
→ Inattivazione intracellulare dell’antibiotico: all’interno della cellula vengono prodotti alcuni enzimi che inattivano l’antibiotico; → Produzione di trasportatori di membrana: essi riconoscono ed espellono l’antibiotico dalla cellula; → Sostituzione del bersaglio: il target di un antibiotico viene sostituito da un’altra molecola che assume le stesse funzioni ma che non viene riconosciuta dall’antibiotico. |
Per concludere questo discorso sulle farmaco-resistenze ci tengo a sottolineare che nel campo della sicurezza alimentare, dovrebbero essere le autorità a proteggere i consumatori dai rischi relativi alla filiera: attuando misure di controllo più stringenti e pene più severe, al fine di ridurre tali rischi a livelli accettabili.
Ad oggi gli scienziati stanno ancora studiando i fattori che possono favorire la crescita e la proliferazione di batteri resistenti agli antimicrobici negli alimenti e negli animali. La creazione di una filiera trasparente, in merito alla somministrazione degli antibiotici e quindi sulla possibile comparsa, negli allevamenti, di resistenza dei patogeni alle terapie, è un passo determinante per la messa a punto di strategie in grado di ridurre al minimo lo sviluppo di resistenze e di preservare l’efficacia degli antibiotici per le generazioni future.
Foto e fonti:
- http://www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/antimicrobial-resistance;
- http://www.corriere.it/animali/10_marzo_03/carne-antibiotici-dossier-lav%20_ebe1c076-26da-11df-b168-00144f02aabe.shtml;
- https://it.wikipedia.org/wiki/Resistenza_agli_antibiotici;
- http://www.who.int/mediacentre/events/2015/world-antibiotic-awareness-week/infographics/en/;
- https://medicioggi.it/il-corner-di-martorelli/consumo-antibiotici-antibiotico-resistenza/