Esulta la Coldiretti, ma anche i consumatori non sono da meno: da sabato 21 ottobre 2017, è stato firmato il decreto legge che obbliga l’indicazione dell’origine del pomodoro sulle etichette dei derivati (ad esempio, polpa e passata).
Un gran risultato per l’Italia e soprattutto per la Campania, dove si concentrano non solo il 65% di tutte le industrie conserviere riguardo il pomodoro, ma anche le migliori eccellenze del mondo al riguardo. Ad oggi, si calcola che almeno 92 milioni di concentrato di pomodoro provengano dalla Cina: materiale di scarsissima qualità proveniente da un Paese che ha controlli molto diversi dai nostri.
Il decreto prevede una iniziale sperimentazione di due anni, prima di diventare effettivo – come già accaduto per i prodotti caseari, pasta e riso. Firmato grazie all’intesa inter-ministeriale tra Maurizio Martina (Ministro delle Politiche Agricole) e Carlo Calenda (Ministro per lo Sviluppo Economico), il decreto mira soprattutto a regolamentare e a far conoscere ai consumatori la provenienza del pomodoro impiegato nei derivati diffusissimi nelle cucine del Bel Paese, come ad esempio passate, polpe e sughi pronti.
Il prodotto finito prodotto in Italia dovrà contenere almeno il 50% di pomodoro; se le operazioni di coltivazione, lavorazione e confezionamento sono effettuate in Paesi diversi, sarà possibile applicare la dicitura Paesi UE oppure Paesi Non UE. Se tutte le suddette operazioni avvengono in Italia, sarà possibile spendere la dicitura “Origine del prodotto: Italia”.
In tutti i casi, le denominazioni dovranno essere stampate in maniera visibile ed inedelebile sull’etichetta, a beneficio dei consumatori.
Anche l’ANICAV, L’Associazione delle Industrie Conserviere, esprime la sua approvazione, aggiungendo che sarà necessaria un’omogenizzazione tra la regolamentazione nazionale e quella della Comunità Europea.
Coldiretti, la maggiore Associazione di categoria italiana in tal senso, non manca di sottolineare quanto le grandi industrie conserviere abbiano già sfruttato a loro vantaggio la situazione finora: Dalla Cina, vediamo sbarcare fusti da 200 chilogrammi l’uno contenente concentrato di pomodoro, da rilavorare e vendere come italiano, visto che la legge finora prevedeva di indicare soltanto lo stabilimento di confezionamento.
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