La “maledizione di Pompei” per chi porta via un pezzo della città antica

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Ogni giorno arrivano negli uffici del Parco Archeologico di Pompei decine e decine di lettere e pacchetti provenienti da ogni parte del mondo contenenti reperti più o meno importanti trafugati dagli Scavi: tessere di mosaici, pietre di roccia vulcanica, frammenti di muri e pavimenti, cocci di ceramica e anche piccoli pezzi di affreschi.
Nella maggior parte dei casi ogni singolo pezzo è accompagnato da una lettera di scuse che racconta le ragioni del gesto fino alla narrazione di storie umane e talvolta molto originali.
Il motivo principale per cui il materiale “rubato” viene restituito è legato alla scaramanzia e al “non ci credo, ma …”, infatti, si narra che i resti della tragedia di Pompei portino sfortuna a chi li porta via dal luogo a cui sono sempre appartenuti, si tratta della cosiddetta “maledizione di Pompei”: disgrazie e sventure per chi ruba pezzi dell’antica città romana sepolta dal Vesuvio nel 79 d.c.
Credenze o meno, questi pacchetti arrivano da ogni parte del mondo con storie di avvenimenti drammatici che l’autore del furto associa ai pezzi rubati.
Nelle immagini, diffuse dal Parco sulla pagina Facebook, le ultime lettere arrivate a Pompei: “Vi restituisco pietruzza ricavata da un mosaico in Pompei”, “vogliate rimettere questa pietra di lava nel sito di Pompei”.

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