La storia insegna che nell’antichità per mangiare si usavano quasi sempre le mani, e in qualche occasione coltelli appuntiti per portare alla bocca pezzi di cibo, anche se esistevano vari strumenti, di osso o di ferro, per infilzare le carni in cottura.
La forchetta arrivò dopo il cucchiaio e il coltello. Un qualcosa simile alla forchetta era usata già dai romani. Mentre l’arnese a più denti fu pensato nell’alto Medioevo, alla corte di Bisanzio, dove un acuminato pugnale fu trasformato prima in una sorta di spillone e poi in una forchetta a due punte; nel tardo medioevo si era giudicati raffinati se si mangiava con le mani.
Gli italiani iniziarono ad usare qualcosa simile alle attuali forchette già dal 300 d.C. per mangiare la pasta, ma per la sua forma biforcuta (aveva solo due punte) veniva associata ad una forca diabolica.
Nel ‘500 borghesi e mercanti la usavano tutti i giorni, i nobili non la consideravano obbligatoria.
Furono però i Borbone ad introdurre l’uso della forchetta moderna a quattro punte. Pare infatti che, sopratutto per rendere più agevole la presa dei fili di pasta, il ciambellano di re Ferdinando IV di Borbone, tale Gennaro Spadaccini, abbia avuto l’intuizione di portare a quattro i rebbi della posata. E da lì, dalla seconda metà del Settecento, si è diffusa in tutto il mondo.
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