La nuova emigrazione

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Il trasferimento in massa di gruppi di giovani dall’Agro in direzione Lombardia per occupare con nomine annuali le segreterie delle scuole che ai diplomati del posto non fanno (ancora) gola ci induce a riflettere su un fenomeno che sta nuovamente prendendo piede negli ultimi anni: l’emigrazione dal Sud verso il Nord o l’estero per lavoro. I fattori che spingono a emigrare al Nord sono molteplici: il principale è la grave crisi produttiva e occupazionale degli anni scorsi, e il Mezzogiorno torna così ad acquistare un ruolo di area fornitrice di manodopera necessaria per lo sviluppo delle altre regioni italiane ed europee, allo stesso modo in cui lo aveva svolto mezzo secolo addietro. Gli emigrati meridionali si inseriscono in mercati del lavoro dominati dalla precarietà e al contempo il Mezzogiorno è un’area ormai in grave crisi demografica che l’emigrazione rischia di spogliare definitivamente delle potenziali risorse di una ripresa. Tra 2015 e 2016 quasi 100.000 meridionali se ne sono andati dal Sud, in maggioranza giovani tra i 15 e i 34 anni, quasi un terzo dei quali con titolo di studio pari almeno alla laurea. E, a causa dei livelli retributivi per lo più bassi che normalmente riesce a spuntare nelle regioni di arrivo, essa costituisce un costo, spesso pesante, per le famiglie che sono costrette a finanziarla almeno in parte. Si determina così un triplo impoverimento per il Sud: quello demografico, quello delle famiglie e quello della bilancia delle partite correnti.

Oltre alla scuola, i settori professionali in cui la migrazione verso il Nord e paesi esteri come la Germania principalmente si concentra sono l’industria e la gastronomia, che comprende i lavoratori di mense, bar, ristoranti e quant’altro, occupazioni con retribuzioni basse e molto precarie.

Sempre più frequenti, purtroppo, i mini jobs, lavoretti da poche centinaia di euro, mentre costante è il fenomeno dei «cervelli in fuga» dal Meridione: sono i giovani che a tre anni dalla laurea sono impiegati nelle città settentrionali, oppure i giovani del Sud che si sono trasferiti nelle università del Nord, in particolare nei settori tecnico-ingegneristici e economico-aziendali, per poi ripartire, una volta laureati, verso altre mete europee.

La nuova emigrazione dal Sud riguarda sempre di più i laureati e spesso si accompagna all’accettazione di un salario più basso anche al Nord.

La nuova emigrazione dal Sud verso il Centro-Nord è dovuta in parte anche a ingenti fondi europei che non vengono intercettati e spesi al Sud: secondo dati recenti del ministero dell’Economia la Campania, su una dotazione di risorse programmate di 7,7 miliardi di euro ne ha spesi solo 4,2, il 55%;.

Come a dire che lavoro non ce n’è, ma non si fa neanche molto per crearlo… e allora, a tanti giovani e meno giovani non resta che fare la valigia (una volta era di cartone, oggi è il trolley) e tentare la fortuna in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, le regioni che secondo stime condivise più delle altre richiedono manodopera qualificata e non.

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