Psicologia, il bambino non dorme? Scopri le cause

0
380

 

Una delle difficoltà che preoccupano i genitori è l’alterazione dei ritmi sonno-veglia nei loro piccoli. La mancanza di sonno, nei bambini come negli adulti, è uno degli aspetti che incide negativamente sull’equilibrio psichico della persona. Le cause possono essere varie: mediche (assunzione di determinati farmaci, dolori ecc.) comportamentali (scarsa igiene del sonno, associazioni negative con il sonno ecc.) emotive (il momento dell’addormentamento può riattivare angosce che il bambino accumula durante la giornata). In particolare, nei più piccoli, può presentarsi il “rifiuto” di andare a dormire e la difficoltà ad addormentarsi autonomamente (senza l’intervento dei genitori) durante i risvegli notturni.Non sono rari casi di figli che dormono con i genitori fino all’adolescenza, o meglio con un genitore mentre l’altro si ritira nel letto del figlio, non solo come reazione episodica a uno stress ma come abitudine consolidata.

Che cos’è il sonno?

Il sonno come è noto è un fenomeno fisiologico importante della nostra vita che occupa un bel po’ di tempo della giornata, di più nel neonato (e a maggior ragione nel feto) , via via di meno durante la crescita e l’età adulta fino a ridursi nella vecchiaia a una durata più limitata rispetto alla veglia. Corpo e mente nel sonno si ritemprano dalle fatiche quotidiane e si preparano ai nuovi impegni della giornata. I neonati ( ma anche il feto negli ultimi mesi di vita intrauterina) alternano fasi di sonno e di veglia di breve durata, fasi che via via si raggruppano nel corso del primo anno portando abitualmente a un periodo di sonno notturno più lungo e alcuni periodi di sonno diurno più brevi durante il giorno. Nel secondo e terzo anno il sonno diurno si riduce al solo pomeriggio e dai quattro anni in poi di solito scompare. Non è raro infatti che le insegnanti della scuola dell’infanzia si attrezzino per consentire ai piccoli alunni la “pennichella pomeridiana”. Inoltre il sonno riveste un’importanza cruciale, poiché è proprio durante il sonno che viene prodotto l’ormone della crescita.

Un bimbo che non dorme, determina problemi di insonnia anche nel genitore, questo crea malumori e nervosismi in casa, per cui è utile in questi casi, un intervento tempestivo al fine di ripristinare il normale ritmo sonno/veglia oltre che l’armonia familiare.

Tipologie di insonnia

  • Insonnia comportamentale infantile: definita come una difficoltà ad iniziare e/o mantenere il sonno, ha origine da comportamenti errati appresi dal bambino.Ne possiamo distinguere due categorie:

Disturbo da inizio del sonno per associazione: riguarda bambini molto piccoli che si addormentano solo in presenza di determinate circostanze (con i genitori, usando il biberon, ecc.) e che durante i loro frequenti risvegli notturni non si riaddormentano se tali circostanze non sono ripristinate.

Disturbo da inadeguata definizione del limite: si caratterizza per il rifiuto, da parte del bambino, di andare a dormire all’orario stabilito, determinando un ritardo nell’orario di addormentamento e quindi una ridotta durata totale del sonno. Alla base del disturbo vi è generalmente una difficoltà da parte dei genitori di stabilire delle regole funzionali all’addormentamento.

  • Insonnia dell’età adolescenziale: a questa età l’insonnia è generalmente caratterizzata da una cattiva igiene del sonno, i disturbi del sonno in questa fascia d’età richiedono maggiore attenzione in quanto potrebbero rappresentare il campanello d’allarme per l’insorgenza di disturbi clinicamente significativi (quali depressione maggiore, schizofrenia).

 Il bambino che dorme poco e/o male potrebbe presentare alterazioni dell’umore, iperattività sul piano comportamentale, difficoltà di attenzione e di apprendimento in ambito scolastico, crescente stato d’ansia. Questi sono i motivi principali per cui i genitori giungono alla consultazione di uno specialista. Dunque in base a quanto detto si ritiene molto importante ripristinare il corretto ritmo sonno/veglia del bambino.

 Cosa fare in questi casi?

In primo luogo è necessario modificare le condizioni ambientali in modo da favorire maggiormente l’addormentamento nel piccolo o nell’adolescente (stabilire orari fissi in cui si va a letto, regolare rumore e luce nella stanza) evitare di stare al pc fino a sera, evitare bibite eccitanti a cena come coca-cola, redbull, caffè, fare la pipì prima di andare a letto, andare a dormire sazi. Se il bambino ne ha bisogno è possibile lasciargli la lucina accesa o dargli il suo peluche preferito. E’ importante evitare il più possibile di portarlo nel letto matrimoniale, spesso questo comportamento del genitore può fungere da fattore di mantenimento del disturbo. Qualora modificando questi comportamenti il problema dovesse persistere, è importante rivolgersi ad uno specialista psicologo che possa aiutare la coppia genitoriale a decodificare quello che ormai nella vita del bambino potrebbe essere diventato il sintomo di un disagio più profondo.

Dott.ssa Maria Conza – Psicologa – Sp. Psicoterapia cognitivo-comportamentale

[adrotate group="2"]
[adrotate group="4"]

LASCIA UN COMMENTO

Lascia un commento!
Ti preghiamo di inserire il tuo nome